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Corsera ricorda l’incendio che divorò il Darix Togni

L'articolo del Corriere della Sera

Notte fredda e bianca di neve, un bambino bussa al carrozzone del circo. Nelle mani una busta con scritto «Per Darix Togni», dentro alcune monete. «Stefano — spiega la mamma — è stato allo spettacolo del pomeriggio e si è divertito tanto. Abbiamo saputo dell’incendio e non voleva dormire, ha rotto il salvadanaio e portato i suoi risparmi». Scrive il Corriere del 30 dicembre 1962. «Alle 19.30 di ieri uno spaventoso incendio ha cancellato in sette minuti il circo Togni, fortunatamente vuoto. Il pennone centrale, le gradinate, annerite e bagnate dall’acqua delle autopompe, qualche locandina appesa ai pali della luce sono quanto rimane del grande attendamento che si erigeva a Porta Volta».
È un benzinaio di piazzale Baiamonti a notare un bagliore e ad avvertire la troupe, a cena in una trattoria di via Crispi. Quando tutti accorrono il rogo è inarrestabile e minaccia gli animali, sono aperti i recinti delle bestie pacifiche e spostate coi trattori le gabbie dei carnivori, mentre i vigili del fuoco circoscrivono le fiamme lambenti il serbatoio della nafta. Poi comincia la caccia agli animali dispersi, con i domatori — amara ironia — sulle «pantere» della polizia. Zebre, cammelli, cavalli ed elefanti: un pachiderma è rintracciato in via Ceresio, un altro in via Farini vicino alla fermata delle tranvie interurbane, un terzo sul piazzale del cimitero Monumentale dopo aver tamponato un’auto. La battuta si chiude con successo a tarda sera.

Il card. Montini, futuro papa Paolo VI, con Darix Togni sul luogo dell'incendio nella foto pubblicata dal Corriere

Sul posto l’arrivo delle istituzioni, il questore Calabrese, il vice Nardone, il vice prefetto Villa e il maggiore dei carabinieri Dalla Chiesa. «L’inchiesta stabilirà le cause della sciagura — le loro prime dichiarazioni — l’ipotesi più accreditata parla di cortocircuito». Milano solidale non sta a guardare. L’arcivescovo Montini — sei mesi dopo diverrà Papa Paolo VI — visita e benedice i 180 circensi: «La Divina Provvidenza vi farà ricostruire il vostro circo più bello e grande». Essa appare: un altro bambino, Carlo, poi avvocati, impiegati, operai, commercianti, lettori del Corriere, associazioni, portano soldi, materiali, cibo, mentre il Comune mette a disposizione il palazzetto dello sport alla Fiera.
«A Capodanno alle 16 — piange di gioia Togni — ci sarà lo spettacolo!». Benvenuto 1963, lo show continua in uno chapiteau di vetro e acciaio mentre il nuovo tendone sarà inaugurato a primavera al Campo Giuriati. Milano, anche se a corrente alternata, ama da sempre l’arte circense. La giunta ha trovato in via Cenisio una sede stabile per la Piccola Scuola di Circo sorta nel 2003 proprio sui bastioni di Porta Volta, ma il cemento spinge i circhi sempre più fuori città. Resiste «l’isola» di piazzale Cuoco, dove si esibiscono gli eredi di Togni, il Medrano, gli Orfei e da gennaio anche la fucina dei comici di Zelig Circus che lascia il teatro degli Arcimboldi e si converte al fascino del tendone. Il mondo magico del circo, interprete dei sogni di piccini e grandi come Picasso e Fellini, che diceva «anche se non so niente, io so tutto del circo, dei suoi ripostigli, delle luci, degli odori e anche degli aspetti della sua vita più segreta». L’alternativa, asettica, è Montecarlo. In tv.
Marco Pedrazzini

Corriere della Sera, 29.12.2012, cronaca di Milano, pag. 6

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