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Circo e cinema si raccontano alla Biblioteca Civica di Verona

L’evento è stato pensato in occasione dell’annuale celebrazione del World Circus Day, il cui sesto anniversario è fissato per il prossimo 18 aprile. La manifestazione inaugurata nel 2010, per iniziativa della Fédération Mondiale du Cirque e con il patrocinio della Principessa Stephanie di Monaco, nasce con l’obiettivo di sensibilizzare sul ruolo culturale e sociale del circo.

Alcune immagini della esposizione in corso a Verona

Alcune immagini della esposizione in corso a Verona

Per la realizzazione dell’evento, che è aperto al pubblico gratuitamente negli orari di apertura della Biblioteca Civica, il CEDAC ha voluto coinvolgere enti del territorio, come il locale Museo del Cinema–Collezione Gian Maria Buffatti di S. Pietro in Cariano (Verona), il Museo del Precinema–Collezione Minici Zotti di Padova, il Circolo del Cinema e il Verona Film Festival, oltre ad alcuni privati, a partire dalla famiglia di Enis Togni, che ha prestato materiale fotografico e di scena, come i costumi della prestigiosa atelier francese Vicaire e la ditta Zamperla Spa di Altavilla Vicentina, attualmente operante nel mondo delle giostre ma con un importante passato nel mondo dello spettacolo viaggiante del circo e del cinematografo.
L’esposizione è stata inaugurata lunedì 23 marzo e rimarrà aperta fino al 9 maggio. Notevole l’interesse che sta riscuotendo poiché rappresenta un elemento di grande attrattiva, sia per l’originalità del tema, sia per la centralità del luogo di allestimento in pieno centro storico. Oltre alla vetrina, principale fulcro dell’esposizione, all’interno sono stati previsti altri due percorsi, uno all’ingresso della Biblioteca Civica Ragazzi nella Galleria Rossa, con una rassegna di manifesti di circa 20 titoli e un secondo nella Protomoteca, dove nelle quattordici bacheche è stato proposto un percorso storico attraverso grafiche, fotografie, manifesti, cine-programmi e oggettistica dalle testimonianze pre-cinematografiche, fino alle principali produzioni degli anni ’70.
“Si tratta di unn’occasione per il CEDAC di essere parte integrante del tessuto culturale della città e per valorizzare non solo le proprie collezioni, ma per farle attivamente dialogare con quelle di enti pubblici e privati del territorio”, spiega Antonio Giarola, direttore generale del Centro Educativo di Documentazione delle Arti Circensi.

cinema-e-circo4L’idea di allestire una mostra sul rapporto tra circo e cinema è nata per dimostrare come queste due forme spettacolari, se pur molto differenti tra loro, abbiano invece molte affinità storiche e culturali. Quando si pensa a circo e cinema viene naturale pensare alle pellicole degli anni ’50 e ‘70 che trassero diretta ispirazione dal mondo della pista. In realtà la relazione tra circo e cinema è molto più longeva se si considera che i primi film-cortometraggi risalgano al 1908. E’ solo però a partire dal 1920 che film di reale valore vengono consacrati al circo, anche se la maggior parte sono adattamenti di drammi o romanzi di successo. Il circo e le sue atmosfere in realtà non avevano mai profondamente segnato il cinema italiano, ad eccezione di Federico Fellini. Raramente si trovano infatti opere significative così come lo furono nel cinema straniero Il Circo di Chaplin o il kolossal Il più grande spettacolo del mondo di Cecil. B. de Mille. Proprio da quest’ultimo, Mario Mattoli nel 1953 prese ispirazione per il film comico Il più comico spettacolo del mondo con Totò, di cui divenne parodia.

cinema-e-circo3Il rapporto tra cinema e circo si può ricondurre alla prima metà del XIX secolo nell’ambito dei primi esperimenti ottici, Diorami, Poliorami, Panorami, Mondo Niovo e Lanterne Magiche, che avevano, proprio come le attrazioni di natura circense con cui condividevano piazze, teatri e baracconi, l’obiettivo di meravigliare il pubblico. Il circo e il cinema quindi, inteso nelle sue prime sperimentazioni, condivisero per tutto l’Ottocento un percorso comune, intesi come spettacoli popolari itineranti. Nell’Ottocento non era insolito trovare compagnie acrobatiche o equestri, che alternavano all’interno di programmi visioni ottiche ad esibizioni ginnastiche ed illusionistiche, o casotti ambulanti, che come ricorda una cronaca del 21 luglio 1874 apparsa sull’Adige, esponevano in Piazza Pallone un grande panorama ed una donna gigante.
La nascita della cinematografia infatti, non è altro che l’evoluzione degli esperimenti fotografici e ottici della seconda meta del XIX secolo. Emile Reynaud si servì per il suo Prassinoscopio di pellicole che si ispiravano al Cirque Molier o alle riprese dei due famosi clown Footit e Chocolat. Il circo dunque, rappresenta una costante nell’immaginario cinematografico sin dal suo apparire. La prima citazione del cinema a Verona risale alla fine del XIX secolo: un articolo apparso sull’Arena del 30 settembre 1896 ricorda che per la prima volta al Teatro Ristori, di fronte ad un pubblico straripante affascinato e stupito, venne presentato il cinematografo Lumière.
Agli inizi era stato il mondo delle giostre e delle compagnie girovaghe a portare nelle piazze e nei teatri questo tipo di spettacolo, successivamente fu la volta del circo. Nacquero così i casotti del cinema nelle fiere, i cosiddetti cinema ambulanti, con facciate multicolore, decorazioni chiassose e imbonimento con organetti all’esterno per richiamare pubblico. L’imbonitore poi reclamava le proiezioni: piccoli spezzoni della durata di alcuni minuti all’inizio, per arrivare poi alle comiche e ai drammoni strappalacrime.

cinema-e-circo1Una delle famiglie che più aveva creduto nel cinema, fu quella degli Zamperla, la quale geograficamente si può collocare come area di attività, fin dalle origini circensi della famiglia, in Veneto. Attualmente è operante nel mondo delle giostre.
Da allora il cinema ha impregnato la nostra vita facendo passi da gigante soprattutto sotto il profilo tecnico, ma è opportuno evidenziare come l’arte circense, seppure molto differente da quella cinematografica, abbia invece con essa molte affinità storiche e culturali nella duplice direzione “utilizzo” (inteso come repertorio artistico) e “ambientazione” (inteso come sfondo o ambientazione di vicende).
E’ fondamentale però ricordare che anche celebri circensi si prestarono come attori, a partire dall’italiano Ferdinand Guillaume in arte Polydor (attivo in quasi trecento pellicole tra il 1910 al 1961 lavorando anche con Federico Fellini), a Larry Semon, conosciuto in Italia come Ridolini che nel periodo del cinema muto rivaleggiava alla pari con Charlie Chaplin, Stanlio & Ollio, Harold Liyod e Buster Keaton. Oppure Max Linder, il clown svizzero Grock (Charles Adrien Wettach), in merito al quale un articolo apparso sull’Arena del 5 aprile 1931 scrive: “E’ stato visionato da un gruppo di personalità del cinematografo e di critici il film che il famoso clown Grock ha creato si può dire interamente dal soggetto alla interpretazione. Il successo è stato vivissimo e qualcuno afferma che questo esperimento del famoso clown italo-tedesco metterà tra le file dei divi dello schermo un nuovo astro del quale molto avrà a temere Charlot”. 
Ancora, il clown russo Popov, i Fratellini, il clown Fumagalli e molti altri con Federico Fellini nel film I Clowns e poi tanti artisti di famiglie celebri come quelle dei Togni, Yarz e Orfei.
Anche la rassegna cinematografica di grandi classici prevista ogni giovedì, fino al 7 maggio (dalle ore 16) organizzata in collaborazione con il Centro Audiovisivi, sta riscuotendo interesse fra il pubblico che settimanalmente assiste alle proiezioni presso l’Anfiteatro del Centro Audiovisivi.

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