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Circhi e animali: l’Europa in linea con le sentenze dei Tar italiani

Una sentenza della Corte d’Appello lussemburghese conferma e rinforza il principio che sottende le sentenze dei Tar italiani i quali, dal 1994 (Tribunale amministrativo di Trento) ad oggi, hanno annullato tutti i divieti introdotti dalle amministrazioni comunali nei confronti dei circhi con animali. Anche in Europa il diritto tutela i circhi con animali.
Il caso parte da un provvedimento di cui aveva fatto le spese il circo tedesco Krone, uno dei più importanti complessi europei, quando nel 2009 si trovava in tourneé nella città di Lussemburgo e l’amministrazione aveva negato l’autorizzazione “sulla base di considerazioni sul benessere degli animali”. Che è un po’ il leit motiv che va per la maggiore anche in Italia e che sottende delibere e ordinanze che sono alla base delle discriminazioni nei confronti degli spettacoli con animali. E così il Krone ha sollevato la questione in tribunale convinto di poterla spuntare e di poter dimostrare l’illegalità del trattamento ricevuto sulla base di due basilari elementi calpestati in questa vicenda: la legge lussemburghese e il quadro di garanzie che consente la libertà di movimento e di fornitura di servizi nella Comunità Europea. E in effetti non si sbagliava. La Corte d’Appello di Lussemburgo lo scorso 10 marzo ha confermato la decisione che era già stata assunta dai tribunali di basso grado: la Città di Lussemburgo non ha l’autorità di vietare i circhi con animali. E ovviamente questa decisione ha il potere di annullare il rifiuto da parte del sindaco nei confronti del circo Krone, di ristabilire la giustizia e di consentire ai lussemburghesi di poter tornare nuovamente al circo e assistere agli spettacoli con animali.
Sembra di leggere una delle tante sentenze dei Tar italiani (l’ultima è stata scritta a Parma) che si sono occupati della materia: nell’esercizio delle loro funzioni di polizia veterinaria e delle competenze riconosciute da altre fonti normative, i comuni possono sì dettare norme volte ad assicurare adeguate condizioni di igiene e anche di tutela degli animali da maltrattamenti, ma non hanno nessun titolo ad introdurre divieti generalizzati di spettacoli con animali, perché ciò implicherebbe un insanabile contrasto con leggi sovraordinate sulle quali un’amministrazione comunale non ha il potere di interferire.
Il parallelismo con ciò che è avvenuto nel Granducato confinante con Germania, Francia e Belgio, è evidente. Qui, il 29 settembre scorso, il Tribunale Amministrativo di Lussemburgo ha stabilito che le autorità locali non hanno alcun potere di regolamentazione nelle materie di competenza dell’ordinamento nazionale. E per la legge lussemburghese i circhi itineranti autorizzati dal loro paese d’origine sono liberi di presentare spettacoli in Lussemburgo. Il tribunale ha anche stabilito che la Città non poteva basare il rifiuto sui suoi poteri di polizia, che possono essere invocati solo “in circostanze straordinarie” che hanno a che fare con l’ordine pubblico. Non solo. Il tribunale ha anche affermato che non vi erano prove secondo cui il circo potesse causare disordini e quindi il rifiuto non poteva basarsi nemmeno su queste ragioni, del tutto infondate. La sentenza della Corte d’Appello mette in luce un altro aspetto importante, comunica l’Eca, l’organizzazione no-profit che rappresenta oltre 130 tra circhi, festival, addestratori e presentatori di animali in 29 paesi, compresi quasi tutti i circhi più importanti d’Europa: “Sottolinea che persino il disturbo dell’ordine pubblico provocato da animalisti o protestanti non giustificherebbe un divieto per gli animali nel circo”.

Da sinistra Danijela Jovic, Bernard van Welzenes, Laura van der Meer, Doris Pack, Urs Pilz, Albert Ritter e Christine Lendl.

Commenta così Laura van der Meer, rappresentante della Europea Circus Association a Bruxelles: “Questo caso conferma che i circensi, come tutti gli altri lavoratori itineranti, hanno il diritto di vivere e lavorare in tutta l’Unione Europea. La legge di Lussemburgo consente esplicitamente ai circhi di esibirsi in Lussemburgo sulla base delle autorizzazioni degli altri Stati Membri. Inoltre la sentenza è coerente con la risoluzione del 2005 del Parlamento Europeo che riconosce il circo, compresa la presentazione di animali, come parte del patrimonio culturale europeo”.
Una vittoria per il circo classico – ma soprattutto per la legalità – che fa seguito ad altri successi, a partire da quelli che si sono registrati in Italia. Ormai è chiaro che anche i tribunali in Europa (dalla Germania ai Paesi Bassi) si muovono sulla stessa lunghezza d’onda: le autorità locali non hanno il potere di vietare le attività che sono permesse dalla legge nazionale. In Inghilterra, Irlanda del Nord, Spagna e Irlanda, inoltre, le autorità locali si sono rifiutate di imporre divieti per mancanza di autorità legale.
L’Eca sostiene fortemente regolamentazioni sugli animali da circo adeguate e applicate in modo rigido. Sostiene anche la creazione di una legge quadro europea sul benessere degli animali accompagnata da indicatori scientifici per la promozione di regolamenti armonizzati per tutti gli animali che si trovano sotto le cure dell’uomo. Che è la strada da imboccare con convinzione anche in Italia, accantonando quelle campagne ideologiche di gruppi animalisti che danno l’impressione di essere soprattutto impegnati a tutelare se stessi anziché il benessere degli animali.

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