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Bello Nock: il “clowntman” da brividi che fa spanciare gli States

Time Magazine l’ha eletto “miglior clown d’America”. Al trentacinquesimo festival internazionale di Monte Carlo ha vinto il Clown d’Oro e quattro premi speciali, fra cui quello della giuria Junior, perché i bambini stravedono per Bello.
Durante le sue esibizioni, oltre a numeri rischiosi come la ruota della morte, entra in contatto con il pubblico con sketch molto divertenti. Nel suo repertorio c’è anche da inserire un numero con animali: un gruppo di “mucche in libertà”, a cui il nostro simpatico ammaestratore fa compiere gli esercizi classici dei cavalli in libertà. Costume elegante, anzi elegantissimo, e sul volto niente trucco. Un particolare caratteristico del suo personaggio è la strana capigliatura, sempre sull’attenti, che lo rende un clown fuori dal comune. Ma non sono i suoi capelli a sfidare la legge di gravità. Maneggia il brivido con una semplicità disarmante, ma sa far ridere con molto meno, ad esempio con dei semplici palloncini. E’ stato il quinto clown ad aggiudicarsi l’Oro a Monte Carlo, preceduto da artisti del calibro di Charlie Rivel, Popov, George Carl e David Larible.
Quando inizia la tua passione per la clownerie?
Quand’ero molto piccolo, forse avevo tre o quattro anni, ho visto molti clown e li ho trovati divertenti. Non ho iniziato a pensare che un giorno sarei stato anche io così, nella mia mente già sapevo che ero come loro perché quando chiudevo gli occhi mi vedevo fare il clown.

Flavio Togni e Bello Nock

Tu provieni da una famiglia di artisti. Come mai hai deciso di diventare clown?
La mia famiglia da sette generazioni è nel mondo del circo. Tutti sono delle persone molto serie, dei veri artisti di circo. Io no. Non sono un artista di circo, io dentro sono un clown.
Perché hai deciso di diventare un clown del brivido?
Ho imparato a fare esercizi pericolosi, ma amavo far ridere la gente. Ho dovuto imparare a fare la persona seria, ma io non sono serio. Non sono stupido, sono goffo. Non ho deciso di diventare clown del brivido, io lo sono.
Come hai costruito il tuo personaggio e chi sono stati i tuoi idoli?
I miei idoli tra i clown sono stati Charlie Chaplin, Buster Keaton, Stanlio e Ollio. Ma i miei veri ispiratori sono i bambini che giocano quando pensano di non essere visti, questa per me è la vera comicità. Un altro idolo è stato Evel Knievel (famoso stuntman motociclista statunitense), lui faceva delle cose che oggi possono sembrare facili, in quanto le persone sanno che si possono fare, ma le ha fatte per primo, e questa è stata la mia ispirazione. La gente quando vede i clown pensa che non ci sia nulla di serio, che tutto faccia ridere. Io, seriamente, rischio la vita. Per creare il mio personaggio ho messo insieme la pericolosità dello stuntman e la comicità del clown.

A Monte Carlo anche un premio ecumenico per Nock

Perché hai scelto un costume così elegante con una pettinatura così particolare?
E’ per rispetto verso il circo. Quando qualcuno va al circo si veste bene, molto elegante. Anche io mi vesto elegante, ma con qualche diversità. Quando ero giovane prendevo gli smoking nei negozi dell’usato, ora li faccio fare su misura più larghi e li pago molto. Forse è stupido ma è un’evoluzione.
Quando lavori con il pubblico ti accordi con qualcuno in modo che il numero esca meglio?
Assolutamente no, non ho mai scelto una persona che conoscevo o con cui mi fossi messo d’accordo. Tutto deve avvenire spontaneamente e proprio per questo non è facile lavorare con il pubblico, perché bisogna controllare, creare la storia, e non si conosce la personalità di chi ti sta vicino. Tutti possono pensare sia semplice, ma non è così.
Cosa significa per te essere considerato il miglior clown d’America?
È molto bello, un sogno. Ma è anche molto pesante, perché ci sono parecchie aspettative. Non mi piace essere introdotto prima delle mie esibizioni, perché mi piace guadagnare gli applausi con il mio lavoro e riuscire ad instaurare un vero rapporto con un pubblico che non sia forzato dalla presentazione.
Tu lavori davanti a platee enorme, Ringling Bros. and Barnum & Bailey, ma anche Big Apple Circus. Quali sono le differenze e come cambia il tuo modo di lavorare?
Molto semplice. Il Big Apple Circus è un tendone che contiene duemila persone, ha uno stile molto classico che si avvicina a quello europeo, e si trova a Broadway. Mentre Ringling ha uno stile più americano, lavora in arene che contengono 24 mila persone. Il modo di vederti del pubblico cambia perché Ringling è molto più grande. Io cerco il contatto con tutti e mi adatto alle due diverse situazioni per farmi capire da tutto il pubblico, per farlo diventare mio amico. Non ho uno stile americano o europeo, io provo e cerco di trovare il modo giusto di lavorare.
Erika Forlani

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