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Addio a Dario Fo, il giullare che ha profondamente amato il Circo e la sua gente

fo-circo-98-homeCi ha lasciato Dario Fo. La sua contiguità col mondo del circo, fino alla conoscenza personale di alcune delle storiche famiglie (come i Colombaioni e i Cavallini) che da generazioni impersonano l’arte della pista in Italia, reclama un ricordo non formale di questo eccezionale uomo di cultura, espressione alta dello spettacolo popolare.
Attore, buffone, pittore, scrittore, premio Nobel per la letteratura nel 1997, Dario Fo ha disseminato la sua opera artistica (anche quella di pittore eccellente quale è stato) di richiami al circo, anzi di affetto sconfinato per il circo. Non esisterebbe la comicità di Fo senza la tradizione dei giullari e dei commedianti nella quale affonda le radici la clownerie.
E’ stato un uomo di teatro che ha davvero amato il circo e i clown, mondi che ha sentito profondamente consanguinei. Ha attinto a canovacci tipici della clownerie circense, ha introdotto numeri clowneschi nelle sue regie di opera lirica, come l’Histoire du Soldat, di Stravinski.

Dario Fo all'Accademia del Circo di Cesenatico nel 1998 col presidente Palmiri (foto Circo.it)

Dario Fo all’Accademia del Circo di Cesenatico nel 1998 col presidente Palmiri (foto Circo.it)

Ma c’è un episodio che va ricordato su tutti. Nel 1998 Dario Fo intervenne insieme a Franca Rame al saggio conclusivo dell’Accademia d’Arte Circense a Cesenatico. Fu contento di esserci, il suo volto era raggiante. Si intrattenne non solo al saggio, che seguì con grande attenzione dall’inizio alla fine, ma poi a lungo nella sede dell’Accademia col presidente Palmiri. Consegnò anche il diploma a Sue Ellen Casu. L’emozione di tutti gli allievi, dello staff dell’Accademia, del presidente Palmiri, di Fo e Franca Rame erano palpabili quella sera. Chi era presente non lo avrà di certo dimenticato. Il Nobel prese al termine il microfono per sottolineare di avere apprezzato sommamente la “altissima” tecnica degli allievi dell’Accademia e lo stile, sottolineando che tutto questo “non si apprende ovunque, ma che si tramanda da maestri di generazione in generazione”. Disse di conoscere personalmente molti dei genitori degli allievi presenti al saggio e di essere stato “anche affettivamente toccato dall’esibizione degli allievi”. Concluse il suo caldo e applauditissimo intervento con parole indimenticabili: “Il circo è la più antica forma di divertimento, ma il governo e i nostri legislatori non vi stanno molto attenti… si spendono pochi soldi e si dà poca attenzione”. Questo è stato Dario Fo, che peraltro in quegli stessi giorni rilasciò una intervista al Resto del Carlino nella quale si schierò anche a difesa del circo classico con animali (difesa che condivideva con un altro gigante del teatro, Giorgio Strehler).
Il Circo gli è grato. Mancherà il grande giullare. Mancherà a tutti ma moltissimo alla gente del circo. Ne sentiremo la nostalgia. E al figlio Jacopo, così come a tutti coloro che gli sono stati vicino e gli hanno voluto bene, l’Ente Nazionale Circhi, il presidente Antonio Buccioni, il presidente onorario Egidio Palmiri, il consiglio direttivo e tutta la categoria, esprimono cordoglio e profonda commozione per la scomparsa di Dario Fo.

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