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E’ tornato il feeling fra circo e stampa?

Gli anni in cui il Corriere della Sera aveva una firma come Massimo Alberini, per citarne solo una, grande esperto di circo, sono lontani. Ma qualcosa sta succedendo sulle pagine della cultura e degli spettacoli dei quotidiani italiani. Sembra tornato un certo interesse verso l’arte della pista.
Domenica il quotidiano di via Solferino ha dedicato ampio spazio al clown David Larible, qualche giorno prima La Repubblica ha messo online un corposo servizio fotografico sul Moira Orfei a Parma. Lo stesso Corriere aveva annunciato con ampio risalto l’arrivo del circo di Mosca a Milano. E oggi La Repubblica dedica un lungo articolo di Giuseppe Serao allo stesso circo di Mosca che fa tappa nella Capitale: “Quello che il pubblico potrà ammirare in pista sarà una emozionante selezione dei migliori numeri che in questi ultimi cinque anni hanno conquistato la piazza del Cremlino. E quindi, a questa gigantesca produzione, prenderanno parte non solo artisti russi, ma anche cinesi, ucraini e italiani”.
L’American Circus a Brescia ha meritato un’ottima recensione uscita su Bresciaoggi. Così scrive Elia Zupelli: “Che mondo controverso quello del circo: divertente e angosciante, anacronista e futurista, picchettato di colori cangianti, freaks e bellezze elegantissime nascoste gelosamente sotto un tendone carminio modello 1983.
Fuori, le luci accattivanti ad illuminare lo zucchero filato e qualche bancarella che vende snacks. Dentro, il bello della tradizione, di un rito ludico contaminato da mille suggestioni: artisti provenienti da terre lontane, animali esotici, sceneggiature a cavallo dei tempi , con quel profumo di paglia, costumi cerati e pop-corn che drappeggia l’infanzia e non si dimentica.
Quadretto onirico in stile American Circus a sigillare venerdì sera l’anteprima di «Extraordinary», il nuovo spettacolo itinerante autografato dalla famiglia Togni. Storia di un parentado che con i giochi circensi ci convive da generazioni, sposando la causa di un’arte meticcia e spesso snobbata (quando non criticata a muso duro), fatta di infinite peregrinazioni «on the road», spiritualità nomade, lustrini e senso della condivisione allargato a tutta la ciurma.
Composta l’altra sera dagli immancabili protagonisti dell’immaginario comune come il clown – tipicamente sinistro («It» non si dimentica…) -, il mimo borderline, gli equilibristi e i domatori, arricchiti da sorprendenti slanci avanguardisti: coreografie di gruppo su base «Waka Waka», non meno attuali del numero in quota derivativo del burlesque, con un’acrobata di rara grazia tutta corpetti, pizzi e parrucconi Moulin Rouge.
Capitolo a parte è quello relativo agli animali. Senza entrare nel merito delle querelle sul senso etico, vedere da cinque metri pachidermi in bilico su una zampa, cavalli in trotto unisono, tigri che zompettano affettuosamente, pappagalli subtropicali a volo radente il pubblico, non è certo uno spettacolo che lascia indifferenti.
E pare altrettanto per una bambina sui tre anni, la quale – intervenuta durante lo show dei volatili – finisce terrorizzata, scoppia in lacrime e ruba attimi di tenerezza. Poi tanto humour grottesco (esilarante la gag «sonora» di cinque spettatori pescati random), applausi chilometrici e un finalone mozzafiato tutto sospeso nelle fluttuazioni aeree, giocate tra funi e tessuti simil-seta.
Epilogo «pirotecnico» con tutto il carrozzone in parata anni ’60 che danza e intona un bizzarro arrivederci disegnando millecinquecento sorrisi.
L’American Circus rimane a Brescia (nell’area di San Polo) fino al 7 novembre: oggi due spettacoli, alle 15.30 e 18.30”.

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